“Ci trattano bene, ci svegliamo alle 07:30, alle otto facciamo ginnastica. Di sera c'è il cinema e poi la discoteca fino alle undici. Però ci hanno detto che tra due giorni cominciamo la scuola”. Alexandra ha 15 anni, è ucraina, viveva in un villaggio nell'Oblast di Kharkiv. Appena è iniziata la controffensiva ucraina, i russi non ci hanno pensato su: hanno preso 300 adolescenti, tutti tra gli 11 e i 15 anni, li hanno messi sopra dei pullman scortati dai militari e li hanno portati a Gelendzhik, una città nel sud della Russia. I russi parlano di “campi estivi”, espressione per non dire “deportazione”. Alexandra e gli altri non hanno avuto connessione per quasi sette mesi. Ora dalla Russia possono connettersi e scoprire, forse, che cosa è successo e cosa sta succedendo nel loro paese. Sperando di riuscirci a tornare.
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