Il 6 giugno il vicino di casa di Svetlana bussa alla sua porta e urla: “I russi hanno fatto esplodere la diga”. È la diga di Nova Kakhovka e all’alba l'acqua è già arrivata, ma è ancora bassa. Bisogna andarsene subito perché dopo poche ore non sarà più possibile. Svetlana è una donna che viveva sulla sponda del Dnipro occupata dai russi. Quella mattina capisce che deve andare prima possibile dall’altra parte, dove ci sono gli ucraini, ma ha alcuni problemi: con lei c’è sua madre che ha 93 anni e l’ipotesi di usare un barchino è troppa rischiosa, perché i cecchini russi sparano alle spalle.
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