Ieri c’è stato un altro raid israeliano nel campo profughi di Tulkarem, nel nord della Cisgiordania. I soldati sono entrati nel centro per disabili che Nehaya Aljondi ha costruito pazientemente in vent’anni. La struttura è attrezzata, confortevole e pulita — così è diventata il palazzo preferito anche dei cecchini israeliani che fanno irruzione in città. Hanno usato i bagni, hanno dormito nei letti dei bambini, hanno buttato in cortile le attrezzature per farsi spazio e hanno spaccato le finestre per piazzarci le armi. A nove anni Nehaya aveva avuto un incidente che ha comportato un’invalidità motoria. All’epoca nessuno sapeva bene come aiutarla, per questo lei ha studiato psicologia e pedagogia. Oggi si occupa di disabilità fisiche e mentali e gestisce il l’unico centro per disabili della zona, che dà servizi a più di 100 famiglie. Il suo cognome significa “il soldato”, ma tutti qui la chiamano “il generale”.
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